Storia di un’estinzione
Lo Smilodonte nasce tanti anni fa come un luogo dove parlare di scrittura, pontificare e dare di me un’idea alla quale volevo la gente credesse. Lo Smilodonte voleva essere il mio alter-ego letterario, una bestia feroce, possente, priva di paura e in grado di incutere timore e rispetto.
Sapete cos’è successo? Che lo Smilodonte non è sopravvissuto al Pleistocene. Si è estinto, non è riuscito a stare al passo con il cambiamento.
In questi ultimi anni ho visto la mia vita cambiare in meglio. Il mio vecchio io, però, rimaneva legato a vecchi schemi, incapace di andare avanti, sempre lì a ringhiare come un felino dai denti enormi sull’ultimo scampolo di neve del Pleistocene.
La realtà è che quel ringhio ormai era di paura.

Tre anni fa è arrivato il Nepal. Un posto assurdo che mi ha lasciato qualcosa di nuovo: per venti giorni sono stato felice. Così felice che due anni e mezzo dopo ho mollato tutto e con la mia Arianna, la donna che deve sopportare tutti i miei ringhi di paura, ci siamo fatti due mesi di volontariato in un paesino vicino a Khatmandu.
Insegnavo inglese ai miei marmocchi in una scuola sgangheratissima.
Indovinate un po’? Felice, di nuovo.
Tornare qua è stato duro. Di nuovo la frustrazione, la fatica e – pian piano – la consapevolezza di dover cambiare qualcosa.
A volte basta una piccola epifania: perché perdere tempo a parlare di frustrazioni? Adesso parlo di quello che mi piace. Della mia passione nel collezionare arte asiatica, del mio contrabbasso e del blues, del mio amatissimo Nepal e di tutta l’Asia che ancora non ho visitato.
Perché di ringhiare mi sono rotto i coglioni.
Lo Smilodonte si è estinto, rimangono le sue impronte. Ho tutto l’Olocene davanti a me.