Di caruggi, blues e cambiamenti
Il dado è tratto: nell’arco di un mese mi trasferirò a Genova con Arianna.
Lei tornerà a curare i suo vecchietti con la bronchite al Policlinico San Martino, io a suonare, scrivere e lavorare dal nostro nuovo castello in mezzo ai caruggi.
Sì, perché alla fine abbiamo fatto la scelta più difficile: tra un bell’open space nuovo di zecca in zona Sturla e un vecchio palazzo del ‘700 in pieno centro cosa potevamo scegliere?
Ovviamente.
Soffitti alti più di quattro metri, una cucina addossata al coro di una chiesa con tanto di nicchia residua per la madonna e acquasantiera di marmo dove mettere la bottiglia di gin del mese, tanto spazio da riempire con le librerie e chissà che non ci scappi pure un angolino di muro per un pianoforte verticale, che altrimenti mi annoio.
In molti mi hanno fatto la domanda: “e con The Fox and the Cat come farai?”.
Oh, il blues non muore. MAI.
Semplicemente tanta, tanta programmazione in più, ma anche possibilità nuove: tutti i locali di Genova in cui fanno musica dal vivo (e sono tanti), la possibilità di suonare per strada a Genova ogni volta che ci pare (e vi assicuro che la città di De André è il paradiso dei buskers), Torino a un paio d’ore d’auto (altra città che ha capito il valore dell’arte di strada) e tutta la Francia da esplorare.
Già, perché tra le altre cose si prepara un nuovo Feral Tour del Gatto e della Volpe. Sembra abbia già un nome e un itinerario: La chanson du renard et du chat dovrebbe toccare Genova, Torino, Ginevra, Lione, Avignone, Marsiglia e Nizza.
Semplice, no?
That’s it, per ora è tutto. Stasera si parte per un weekend genovese.
Dovrò pur trovare un pub dove scaldare lo sgabello, no?
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