Fisiognomica, Lombroso e i modelli umani
Quanto segue è la ripubblicazione di un vecchio articolo scritto anni fa su questo stesso blog. Come al solito non prendetemi troppo sul serio, sarebbe tempo perso.
Non mi stancherò mai di dirlo: Cesare Lombroso, mio stimatissimo concittadino, era una mente sopraffina. Certo, le sue idee erano talvolta un po’ radicali e di sicuro figlie del suo tempo (siamo alla fine del 1800), tuttavia il nostro amico era un positivista. Un pensatore. Uno scienziato. (Qua un bell’articolo di Wired su Cesare Lombroso)
E poco importa se avesse delle idee bislacche di tanto in tanto, applicava un metodo scientifico affatto male. Giusto per amor di precisazione, il primo archivio fotografico del tatuaggio l’abbiamo grazie ai suoi studi: migliaia e migliaia di foto di marinai, soldati, puttane e low-lifers con il corpo dipinto, inciso, marchiato. Lo studio del tatuaggio, strettamente correlato alla sua idea di base – ovvero che la tensione all’atto criminale fosse innata – gli ha permesso di catalogare antropologicamente le motivazioni del tatuaggio in categorie che io stesso, nella mia tesi di laurea, non ho potuto far altro che constatare come corrette e perfettamente pertinenti.
Ora, il punto dell’articolo non è certo la mia tesi né la storia del tatuaggio, quanto piuttosto un fenomeno percettivo che chiunque sia dotato di memoria fisionomica non può ignorare.
Esistono dei gruppi umani, nemmeno troppi, dei cluster di caratteristiche fisionomiche che portano, in casi estremi, a una somiglianza inquietante tra persone non imparentate tra loro. La stessa somiglianza che probabilmente sta alla base del mito del Doppelgänger.
Cesare Lombroso non s’era inventato nulla: aveva sovraimposto una struttura psicologica e antropologica a un fenomeno già percepito e riconosciuto fin dall’antichità (si parla addirittura di un trattato aristotelico a riguardo). In pratica, a determinate caratteristiche fisiche, si deducevano diverse qualità morali. E pertanto ci troviamo con personaggioni come Leonardo o Michelangelo che si appassionavano alla fisiognomica:
«Nello stesso passo, Condivi accenna all’intenzione di Michelangelo di scrivere un trattato di anatomia con particolare riguardo ai “moti” e alle “apparenze” del corpo umano. Esso evidentemente non si sarebbe fondato sui rapporti e sulla geometria, e nemmeno sarebbe strato empirico come quello che avrebbe potuto scrivere Leonardo; i termini “moti” ( che fa pensare alle “emozioni” oltre che ai “movimenti”) e “apparenze” fanno invece ritenere che Michelangelo avrebbe insistito sugli effetti psicologici e visuali delle funzioni del corpo.»
Lungi da me sostenere che a determinate caratteristiche fisiche corrispondano qualità o pecche morali – anche se conosco delle facce di cazzo che sono marce anche nell’animo – però, da bravo bimbo dotato di memoria visiva e quindi di buona capacità fisionomica (ovvero di riconoscere tratti somatici) mi sono reso conto in fretta che, a un certo livello, i tratti del volto delle persone tendono a raggrupparsi.
E pertanto ho realizzato che conosco almeno 3 modelli Michele e due modelli Francesco. Adesso vi farò un esempio molto semplice, utilizzando le foto di due attrici. La prima, tale Margot Sikabonyi, era la ragazzina di un medico in famiglia. La seconda, invece, è Sarah Sanguin Carter, attrice di Falling Skies.
Vi posso garantire che conosco almeno altre due ragazze che presentano tratti somatici pressoché identici. E una, fatalità, proviene dalla stessa area geografica di Margot Sikabonyi.
Insomma, quando si dice una faccia una razza – ahimè spesso in maniera dispregiativa – non si va tanto distante.
Un altro caso interessante è quello dei video cospirazionisti / complottisti / illuminati / glialieniciporterannovia.
Ve ne incollo uno qua sotto perché, tutto sommato, sono piuttosto suggestivi:
Su internet è pieno di queste fregnacce. Lo spartiacque è sempre il buon vecchio rasoio di Occam: inutile tirare in ballo viaggi nel tempo o cose assurde, il punto è che noi esseri umani siamo tutti una grande famiglia (alla faccia di chi sostiene ancora l’esistenza di razze per sopperire alle propri complessi d’inferiorità), e l’emergenza di alcuni gruppi somatici non dovrebbe certo stupire.
La cosa che mi piace di più è scoprire facce che non si vedono in giro. Per esempio – e non è una vanteria, sia mai – i tratti somatici di mio padre (ereditati da me e da mio fratello David – meno da mio fratello Francesco) sono poco comuni, per lo meno qua in Italia. La cosa curiosa è che il nostro cognome, Della Rossa, è poco diffuso in Italia, mentre è piuttosto comune in sud America. Insomma, mi immagino un paese argentino pieno di facce da culo come la mia che mi guardano brutto da sotto i baffi (in famiglia i baffi sono un’istituzione).
E quando chiedo a mio padre, che ha viaggiato moltissimo in vita sua, “Papà, non è che per caso ho fratelli sparsi in giro per il mondo?” la risposta è sempre la stessa:
“E tu perché non ti fai i cazzi tuoi?”
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