Ricomincio da qui

Ci sono momenti in cui bisogna avere il coraggio di guardarsi allo specchio e ammettere che qualcosa non va. Che la vita ha preso una piega che non avresti desiderato e che la responsabilità è tutta tua.
Troppo facile dare la colpa agli altri. Al lavoro, alla società, ai genitori, ai vaccini, a quella stronza della tua compagna che alla festa delle medie si è rifiutata di baciarti al gioco della bottiglia.
Non che tutto questo non influisca, ma la decisione, alla fine della giornata, è nostra: se nonostante tutto credere nella follia del cambiamento o restare nella zona di comfort e accontentarsi di ciò che passa il convento. Ignavia e accidia, questi sì che sono peccati capitali. Altro che lussuria o gola. Siamo abituati a vendere la nostra anima per una comoda, piatta, illusoria e fottuta zona di comfort.
Sono anni – ANNI – che mi lamento del mio lavoro, del copywriting, di non riuscire a trovare le energie da dedicare alla scrittura, a un blog, a un progetto personale che non sia conoscere le pornostar del mainstream americano per dettagli anatomici. Il punto è che se alle cose non ci credi in prima persona, semplicemente non succedono. Non si formano nemmeno le condizioni perché avvengano se non in quel liquame di aspettative irrisolte che sono i sogni a occhi semichiusi delle sei del mattino.
Ora cerchiamo di concretizzare un poco: perché vi svango la ciolla con questo delirio esistenziale? Un nuovo modo per lamentarsi e non agire? Una sorta di malvagia meta-neghittosità?
Nein.
Questo giro ci ho creduto e ricomincio da qui.
Ho finito la prima stesura del mio romanzo dal titolo assolutamente provvisiorio di Elettra e i vecchi ragni. Un progetto nato da una promessa fatta quindici anni fa a un’amica, e che sotto pressione di quella pover’anima di Ambra – amica carissima, editor e avvocato delle cause forse non così perse – ho ripreso in mano esattamente un anno fa.
Dodici mesi di ripensamenti, interruzioni, dubbi, semi abbandoni. Praticamente una storia adolescenziale, con Ambra che con garbo e intelligenza soffiava sulla fiamma per tenerla accesa. Mi ci ha fatto credere davvero e alla fine ci sono riuscito.
Quello che è nato come un tentativo si è trasformato in una reazione a catena che mi ha portato, non senza crisi esistenziali, a capire che forse a essere sbagliate erano le strategie.
Il non-crederci. Eccola lì la scintilla magica. Sembra una frase da pessimo libro di auto-aiuto, ma è vero. È una realtà semplicissima, sotto gli occhi di tutti eppure altrettanto difficile da coscientizzare. Se non ci credi tu, nessuno lo farà per te.
Problema risolto?
Col cazzo, abbiamo appena iniziato. Non è un interruttore acceso/spento, né l’illuminazione di Jake Blues. È qualcosa che in un attimo ti sfugge dalle mani e ti ritrovi di nuovo nello stesso pantano di sempre.
In una botta sola cerco di liberarmi di un lavoro ormai tossico, di reinventarmi lavorativamente e di mettere la mia scrittura al servizio di me stesso e non dei quattrini degli altri. E magari di camparci senza dover per forza scrivere centinaia di testi commerciali, articoli, social-post che aggiungono solo letame a una situazione che puzza di merda del suo.
Illuso! urla il coro di detrattori. Illuso! urla la voce nella mia testa. Illuso! urla chi ha paura del cambiamento.
Illuso! urlavo allo specchio.
Arianna mi ha comprato dei tappi per le orecchie e Ambra mi ha messo in mano un sasso per rompere lo specchio.
Magari sbaglio tutto di nuovo, intanto ricomincio da qui.
Unisciti alla discussione